La Posta in Gioco

La Posta in Gioco

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L’associazione culturale “La Posta in Gioco” nasce come tale nel marzo 1999, ma già con anni d’esperienza alle spalle come compagnia di dilettanti (non associazione). La Compagnia nasce da un’idea di Mario Antinolfi, organizzatore, direttore artistico e regista, appoggiato dalla passione per il teatro di tutti i suoi componenti.

Mario Antinolfi è conosciuto nell’ambiente teatrale anche come organizzatore di rassegne teatrali, come “Ostia in scena”, I, II, e III edizione con la partecipazione di 11 compagnie, inserite nella stagione teatrale 2003/2004 del Teatro Centrale di Ostia (ex Cucciolo).

L’associazione si propone di promuovere l’attività teatrale per il pubblico romano passando da spettacoli della tradizione classica napoletana alle più esilarante commedia popolare contemporanea.

Gli spettacoli finora presentati, soprattutto nel XIII municipio, hanno raccolto strabilianti successi di pubblico e riconoscimenti di critica e stampa specializzata. La compagnia si propone come una realtà ormai consolidata del palcoscenico lidense.

Riconoscimenti e Premi Terza Rassegna “Ostia in Scena”

  • Migliore Attore Protagonista
  • Migliore Scenografia
  • Migliori Costumi
  • Migliore Spettacolo Allestito
  • “Biglietto D’Oro”, riconoscimento allo spettacolo con il maggior numero di spettatori paganti.

 

Rassegna stampa – Ostia in scena

La parola ai giurati

di R.Rose

Dal 4 al 14 Aprile, al teatro Ghione, La Parola ai Giurati con Felice Della Corte, Riccardo Barbera, Paolo Perinelli, Marco Cavallaro, Maurizio Greco, Massimo Cardinali, Giuseppe Russo, Alioscia Viccaro, Andrea Bizzarri, Mario Antinolfi, Giacomo Sannibale, Luca Restagno. Adattamento e regia Claudio Boccaccini.

parola-ai-giurati-ghione-teatroNote di Regia

Dodici persone, di diversa età, origini ed estrazione sociale, sono chiuse in camera di consiglio per decidere del destino di un ragazzo ispano-americano accusato di parricidio. Devono raggiungere l’unanimità per mandarlo a morte, e sembra quasi cosa fatta, visto che solo uno dei giurati è contrario al verdetto di colpevolezza, ma…..

Quasi sempre nei legal thriller assistiamo a coinvolgenti e spettacolari arringhe per convincere la giuria popolare ad accusare o liberare un imputato, ma quello che succede dopo, e cioè il processo che porta i giurati alla decisione finale, poche volte è stato illustrato.
In questo spettacolo, per la regia di Claudio Boccaccini, tale evento ci viene narrato approfonditamente, tanto che la messa in scena si svolge completamente nella stanza dove si riuniscono i giurati.
“Innocente fino a prova contraria” e “colpevole senza nessun ragionevole dubbio” sono due capisaldi del sistema giudiziario anglosassone, che gli conferiscono grande solidità e al contempo anche fragilità.
E se alla fine non si saprà se l’accusato sia colpevole o innocente, e se quindi la giuria abbia salvato un innocente o liberato un assassino, di certo non è ammissibile consegnare alla morte un imputato sulla cui colpevolezza sussista anche il più piccolo ragionevole dubbio.
Un capolavoro concepito all’inizio degli anni ’50, perfettamente costruito, che, oltre alle innumerevoli messe in scena in tutto il mondo, ha avuto anche due diverse edizioni cinematografiche (la prima di Sidney Lumet nel 1957, con Henry Fonda, la seconda di William Friedkin nel 1997, con Jack Lemmon ) e ancor oggi non sente assolutamente lo scorrere degli anni, ed avvince lo spettatore sorprendendolo ed emozionandolo fino all’ultimo istante.

Rassegna stampa

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La fortuna con la F maiuscola – Media Gallery

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La fortuna con la “F” maiuscola – Rassegna stampa

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Recensione_Mario Antinolfi e la fortuna che tutti vorremmo

– Mario Antinolfi presenta La Fortuna di Eduardo al Teatro 7 da romanotizie.it
– Mario Antinolfi e la fortuna che tutti vorremmo da periodicoitalianomagazine.it

Interviste Radio

Intervista a Mario Antinolfi e Filippo Valastro

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Attori e Company a Radio Roma Capitale

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La fortuna con la “F” maiuscola – Note di regia

Quando si sceglie un’opera da portare in scena è sempre un’ impresa ardua far coincidere le proprie idee con quello del pubblico. Il panorama artistico è vario e offre svariate sfaccettature, situazioni, emozioni e la difficoltà consiste anche nel rappresentarle con gli stessi intenti dell’autore, senza snaturalizzarle. Su di una cosa però si è sempre concordi: divertirsi e far divertire. Il pubblico vuole ridere, passare due ore all’insegna del buonumore, dimenticando e lasciandosi alle spalle, anche se per poco, ogni tipo di preoccupazione. Ecco allora che mi è venuta in mente questa commedia, che rientra tra i classici del teatro napoletano. Si tratta di un’opera esilarante, che si rifà alla commedia dell’arte ed alla farsa, con il semplice intento, appunto, di divertire ed emozionare. E’ un’opera scritta, nel 1942, dal grande Eduardo De Filippo, in collaborazione con uno dei grandi autori e commediografi contemporanei, Armando Curcio, noto, tra l’altro, in quanto fondatore dell’omonima casa editrice.

Nella commedia, la comicità nasce dall’ambiente e dalla situazione scenica dei personaggi. È una comicità che riesce ad emergere anche tra il dolore e le lacrime, dipingendo situazioni grottesche, a volte apparentemente non molto realistiche. Gli autori, all’intento di divertire il pubblico, abbinano anche una morale, un contenuto che porta lo spettatore a riflettere su qualche aspetto della vita dell’uomo, evidenziandone le condizioni di bisogno morale, materiale o di giustizia.
Questa commedia parla di una famiglia napoletana e della povertà, della fatica di tirare avanti…. che strano! Sembrano tematiche odierne e comuni a tutte le famiglie italiane, sebbene sia stata scritta quasi 70 anni fa.
Il nostro protagonista, Giovanni, vive insieme alla sua sconfortata moglie, Cristina, una donna provata dalla vita amara e ormai rassegnata ed Erricuccio (fratello di lei), con il quale c’è completo disaccordo. Erricuccio è un uomo mentalmente disabile, tanto da credere di essere il loro figlio. Il nostro protagonista, insieme alla sua famiglia, è talmente povero che vive sempre col desiderio di fare soldi; come se la fortuna di avere soldi potesse risolvere ogni problema. Finisce così per mettersi nei guai: e, pur di racimolare qualche soldo, firma carte false, letteralmente parlando.
Arriva il colpo di fortuna ed alla fine arriveranno anche i soldi, ma la vera fortuna sarà la conquista dell’affetto della propria famiglia, degli amici e di tutti coloro che fanno parte della sua vita. Ritrova l’affetto anche del povero cognato, con cui fino a quel momento non vi era stato che astio e disaccordo. Questa, in realtà, è la vera fortuna… la fortuna con la effe maiuscola.
Mario Antinolfi

La fortuna con la “F” maiuscola – Comunicato stampa

La fortuna di Eduardo conquista la capitale

Dopo il grande successo ottenuto al ‘Teatro 7’ di Roma per la commedia in tre atti ‘La fortuna con la EFFE maiuscola’ di Eduardo De Filippo e Armando Curcio, la compagnia ‘Attori&company’ diretta dall’attore e regista napoletano Mario Antinolfi apre il 2012 con ulteriori repliche nella sala ‘Nino Manfredi’ di Ostia – dall’10 al 15 gennaio – e presso il nuovo teatro capitolino ‘San Paolo’ dal 17 al 22 gennaio 2012. La rappresentazione, che ad oggi ha registrato il tutto esaurito in ogni serata prevista nella stagione, ha goduto di un gradito riscontro di pubblico e critica per l’accorto adattamento dell’opera, ricchissima di richiami e riferimenti alla più profonda cultura popolare partenopea. Rispettando i canoni dell’umorismo tragicomico di De Filippo, Mario Antinolfi ha infatti saputo trasporre in questa commedia il senso più valoriale del suo messaggio di fondo, ovvero l’importanza della famiglia in quanto ‘pietra angolare’ della nostra società, una ricchezza ben più preziosa di tutti i colpi di fortuna che, nella vita, ci possono capitare. Si tratta di un’opera esilarante, un vero e proprio ‘classico’ del teatro napoletano, che si rifà alla commedia dell’arte e alla farsa con il semplice intento di divertire ed emozionare il pubblico. E’ un testo scritto nel 1942 dal grande Eduardo De Filippo, in collaborazione con uno dei principali autori e commediografi contemporanei, Armando Curcio, noto in quanto fondatore dell’omonima casa editrice. È una comicità che riesce a emergere dal dolore e dalle lacrime, dipingendo situazioni grottesche, alle volte apparentemente poco realistiche. Gli autori abbinano anche una morale, un contenuto che porta lo spettatore a riflettere su alcuni aspetti antropologici della vita dell’uomo, evidenziandone le condizioni di bisogno morale, materiale e di giustizia. Il tema è quello della povertà e della fatica di tirare avanti ogni giorno: problemi, purtroppo, ancora attuali per tante famiglie italiane, sebbene Eduardo abbia scritto questa commedia quasi 70 anni fa. Il protagonista, Giovanni, vive insieme alla sua sconfortata moglie Cristina – una donna provata dalla vita e ormai rassegnata – e il cognato Erricuccio, con il quale c’è un completo disaccordo. Erricuccio è un uomo rimasto bambino, tanto da credere di essere il loro figlio. Il protagonista, insieme alla sua famiglia, è talmente povero che vive sempre col desiderio di fare soldi con qualsiasi espediente, come se la fortuna di fare danaro potesse risolvere ogni problema. Finisce così per mettersi nei guai e, pur di racimolare qualche soldo, firma ‘carte false’. Tuttavia, nel finale arrivano la tanto attesa ‘buona sorte’ e i bramati soldi, anche se la vera ‘fortuna’ – quella con la ‘F’ maiuscola – sarà la riconquista dell’affetto della famiglia, degli amici e di tutti coloro che fanno parte della sua vita. Mario Antinolfi, da autentico ‘maestro’ del teatro partenopeo, è insomma riuscito a riadattare quest’opera dandole quei contorni di universalità che la rendono accessibile a un pubblico anche non napoletano. La commedia, infatti, è recitata in dialetto, ma il regista è riuscito a ‘smussare’ quei caratteri di peculiarità linguistica, al fine di riportarla su un terreno culturale di carattere ‘nazionale’. Ciò, tuttavia, senza perdere il senso e il ‘sapore’ delle tradizioni popolari più profonde della città del Vesuvio. Napoli è infatti una città con un passato da capitale europea, che inevitabilmente propone una nazionalità propria, un’identità precisa, fortemente caratterizzata. La delicatezza dell’operazione e l’amore stesso che il regista Antinolfi è riuscito a trasmettere nella rappresentazione appare come un elemento di riflessione e di merito assai interessante, in un momento storico in cui risulta prezioso riflettere sulle molteplici ‘italianità’, sulle nostre stesse tradizioni, non per farne una sintesi di ‘appiattimento’, bensì per trovare la giusta ‘media ponderata’. Arricchiscono la storia, le musiche originali di Roberto Antinolfi e l’accurata scenografia di Clara Surro.

Roma, 28 dicembre 2011

La fortuna con la “F” maiuscola

La Comp. “Attori e Company” diretta da Mario Antinolfi presenta:

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Tre atti di Eduardo De Filippo e Armando Curcio
Adattamento e Regia di Mario Antinolfi
in scena al Teatro Manfredi di Ostia e al Teatro San Paolo

Direzione
Mario Antinolfi

Scenografia
Clara Surro

Musiche
Roberto Antinolfi

Costumi
Lucia Mirabile

Luci
Jacopo Jarach

Collaborazione Artistica
Mario Antinolfi, Lucia Pigliasco, Filippo Valastro, Beppe Farina, Stefano Lopez, Rossella Visconti, Lianna Lipani, Davide Bellofiore, Luca Cardillo, Stefano Paolini

Autore
Eduardo De Filippo – Armando Curcio

Ufficio Stampa
Francesca Buffo e Marcello Tamasco (Uff. Stampa Compact Edizioni),Stefano Paolini – collab. Beatrice Di Cataldo

Assistente alla regia
Claudia Dezio

Foto di Scena
Emanuela Lemme – Fabio De Stefano

Scenotecnico:
Guido Ghelardini

Macchinista:
Raffaele Coppola

Sito
www.attoriecompany.it

Web Master
Rosario Autiero,Collab:Alessandro Spina,Daniele Patrioli

Compagnia
Attori e Company

 

Personaggi ed Interpreti

Giovanni Mario Antinolfi
Cristina Lucia Pigliasco
Erricuccio Filippo Valastro
Notaio Beppe Farina
Avvocato Stefano Lopez
Consuelo Lianna Lipani
Vincenzo Davide Bellofiore
Concetta Rossella Visconti
Assunta Francesca Muoio
Sandrino Luca Cardillo
Pietruccio Stefano Paolini

Il mistero del calzino bucato

Foto Gallery

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Hotel del libero scambio

di G. Feydeaulocandina [Convertito]

Interpretazione, adattamento e regia di Andrea Doria, in scena al Teatro Centrale di Ostia, nel gennaio 2002.

Trama

La trama di questa commedia brillante in tre atti, una delle più note “pochade” di Georges Feydeau, è basata su equivoci e scambi di persona. Il signor Pinglet, stufo del caratteraccio della moglie, e la signora Paillardin, esasperata dalla mancanza di attenzioni del marito, fanno di tutto per arrivare a consumare un adulterio, ma alla fine innumerevoli disavventure impediranno il “fattaccio”. Il luogo destinato a consumare una notte di passione è l’Hotel del Libero Scambio, scelto dal Signor Pinglet in base ad un volantino pubblicitario, che lo definisce “consigliabile alle coppie sposate…tra di loro o separatamente!”. In quell’albergo si trova, malauguratamente, anche il Signor Paillardin, perito designato dal Tribunale in quanto si sospetta che l’albergo sia abitato dagli spiriti. Come se non bastasse, nella stessa notte l’albergo viene occupato anche dal Signor Mathieu, un vecchio amico dei coniugi Pinglet, con i suoi figli, e dall’ingenuo Massimo, nipote del signor Paillardin, in compagnia di Vittoria, la domestica dei signori Pinglet, che lo vuole iniziare alle gioie dell’amore..
Sorpresi dalla Polizia, gli aspiranti adulteri danno entrambi false generalità, finendo col mettere nei guai gli ignari coniugi. Intrecci e colpi di scena a non finire, fino ad arrivare ad un finale a sorpresa.

Note di regia

I mariti delle donne che ci piacciono sono sempre degli imbecilli
Attraverso questo aforisma capiamo subito lo spirito della commedia e dell’autore : mettere in croce i viziacci della borghesia. Una borghesia messa sotto la lente d’ingrandimento da Georges Feydeau (1862-1921) 107 anni fa ed ancora alle prese con i medesimi problemi: prosopopea, apparenza, inganni, tradimenti, scambi di persona rubati alla commedia greco-latina. Come nei finali dei film di Bunuel, questi buoni borghesi se ne andranno verso il nulla sorridente che li circonda in ogni azione della propria vita.
Gli attori si sono messi di buon grado ad assecondare il surrealismo necessario ad attualizzare certe strutture troppo ottocentesche della commedia in questione.
La scenografia, che necessiterebbe di soluzioni troppo costose per la forza economica del gruppo, invita gli spettatori ad immergersi in una dimensione dove se si vede un pannello si immagina un salone, se si intravede una porta si immagina una scala…..
Uno spettacolo d’evasione, dunque, ma attenzione al vostro vicino di poltrona, sta facendo l’occhiolino a vostra moglie…..E non credete alla storia del tic nervoso.
Sergio Doria

Premiata Pasticceria Bellavista – Foto

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