Non è vero ma ci credo

di Peppino De Filippo

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Il commendator Gervasio Savastano, ricco proprietario di una fabbrica di conserve, è ossessionato dalla superstizione, che regola la sua giornata a seconda degli incontri o degli avvenimenti, fausti o infausti, che gli si presentano. Di questa situazione ne fanno le spese sua moglie Teresa e sua figlia Rosina, che, innamorata di un bravo giovane, non trova mai il modo di farglielo conoscere. Un giorno la poco felice riuscita di alcuni affari induce Gervasio a licenziare in tronco un suo impiegato, il ragioniere Belisario Malvurio, reo di essere secondo lui uno iettatore. In seguito a questo licenziamento, lo stesso giorno si presenta nell’ufficio di Gervasio un giovane gobbo, Alberto Sammaria, per fare un colloquio di lavoro. Dato che la figura del gobbo è ben augurante, Gervasio decide di assumerlo, perché è convinto che da quel momento in poi non sarà più colpito dalla sfortuna. Tutto effettivamente inizia ad andare per il meglio, finchè un giorno Alberto non rassegna le sue dimissioni, confessando a Gervasio di essere innamorato, senza speranza, della dolce Rosina. A questo punto Gervasio impone a Rosina di sposare Alberto, pur attanagliato dal rimorso nei confronti della figlia e dal dubbio che i figli d’Alberto possano riuscire deformi. Durante il pranzo di nozze …
Il finale della commedia risolve il problema in modo brillante, inaspettato e divertente.

Non è vero ma ci credo – Rassegna stampa

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Non è vero ma ci credo – Note di regia

Note di regia

Questa divertentissima commedia in tre atti, in scena per la prima volta tra il 1941 e il ’42, è considerata il capolavoro comico di tutta la produzione teatrale di Peppino De Filippo. Fu uno dei più grandi successi dei fratelli De Filippo (Eduardo, Peppino e Titina), che lo interpretavano insieme. Ottenne un così vasto successo che dieci anni più tardi si decise di farne anche un film e ancora oggi è accolta dal pubblico con grande favore per l’attualissima vena di comicità amara e di riflessione: un teatro di qualità, capace di trasmettere agli spettatori emozioni autentiche e dirette.
Il suo tema conduttore è la superstizione, di cui il filosofo Benedetto Croce, morto a Napoli nel 1952, diceva: “non è vero, ma prendo le mie precauzioni”. Questa frase fu poi ripresa dal grande Eduardo che soleva spesso dire “Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male”.
E’ uno spettacolo di puro divertimento, che mette in scena la quotidiana ossessione (nello specifico partenopea ma non solo) dei riti superstiziosi, con i suoi personaggi tipici, metaforici ma semplici. La commedia potrebbe essere considerata datata, settant’anni non sono pochi, ma risulta ancora gradevole per due motivi: perché Peppino riesce a scrutare l’animo umano non in maniera seria e didascalica, bensì ironica e, tutto sommato, un po’ indulgente e perché attraverso la comicità delle situazioni sceniche affronta un tema che è comune un po’ a tutti, anche a chi dice di esserne completamente al di fuori e che continuerà ad essere attuale nel tempo.
Come sempre tengo a dare delle “caratterizzazioni” ai personaggi, sempre in modo giusto ed equilibrato, tenendo sempre ben presente il carattere interpretativo degli attori. Ho voluto ritmi intensi e pulizia di gesto. Ho voluto che tutto fosse “Vero” senza cadere nella tentazione di cercare “l’effetto” con forzature. Pur nel “rigore” che accompagna il lavoro di chi ama e rispetta il teatro, posso dire di essermi divertito! Sono certo che gli interpreti, con bravura e professionalità, sapranno divertire”.

Mario Antinolfi

Non è vero…ma ci credo – Foto