O’ Scarfalietto – Note di regia

Dopo il grande successo ottenuto con Uomo e Galantuomo di Eduardo De Filippo la compagnia si ripresenta sulle scene con una nuova esilarante commedia. “O’ Scarfalietto” è da sempre una delle opere di Scarpetta tra le più rappresentate ed incarna perfettamente lo spirito e la comicità napoletana: racchiude in sé gags ed equivoci in due ore di continue risate. Come in Miseria e Nobiltà dalla quotidianità più spicciola Scarpetta riesce a trarre momenti di puro divertimento, in un travolgente succedersi di personaggi liti e riappacificazioni.

Il primo atto si svolge nella casa di Amalia e Felice Sciosciammocca, novelli sposi che a seguito di continui litigi, volontariamente causati dal cameriere, Michele, decidono di separarsi chiamando in causa i loro avvocati, Anselmo e Antonio. Nelle liti viene coinvolto anche il malcapitato Gaetano Papocchia, uomo curioso e dal carattere singolare, che si rivolge ai coniugi per prendere in affitto una casa di loro proprietà nella quale sistemare la sua giovane amante, la ballerina Emma Carcioff.
La scena del secondo atto è ambientata dietro le quinte del teatro in cui lavora Emma e dove si reca spesso don Gaetano, che ricopre di gentilezze la ragazza non sapendo che è amata anche da Antonio. E qui capitano anche Felice e Amalia, che pretendono a tutti i costi che Gaetano diventi loro testimone nella causa di separazione. Nella confusione generale si inserisce anche Dorotea, moglie di Gaetano, che, venuta a sapere della storia di suo marito con la ballerina, è decisa a chiedere giustizia.
Il terzo atto è ambientato in un’aula di tribunale, dove convergono tutti i personaggi della commedia e dove, dopo le testimonianze e le arringhe degli avvocati, la giuria si appresta a proclamare il verdetto finale. Ma nell’atmosfera esagerata ed esilarante delle storie di Scarpetta tutto è possibile..

O’ Scarfalietto – Intervista a Mario Antinolfi direttore della Posta in gioco

A distanza di un anno dalla vostra ultima fatica, Uomo e Galantuomo, un’altra commedia napoletana. È solo un caso?

Ovviamente no. Prima di tutto c’è da dire che il teatro napoletano ha caratteri talmente decisivi all’interno della tradizione teatrale da non poter essere definito “regionale”. E poi per entrare nel merito della nostra compagnia, i successi anche di critica ottenuti con Uomo e Galantuomo e con i precedenti lavori ci hanno spinto a proseguire su questo alveo

In particolare quali sono stati i riscontri critici e le soddisfazioni che avete ottenuto con il precedente spettacolo?

Citerei i premi vinti alla rassegna teatrale “Ostia in scena” tenutasi al Teatro Centrale (oggi Nino Manfredi): quello come migliore attore protagonista, migliori costumi, e biglietto d’oro, che è un premio assegnato per il maggior numero di spettatori paganti che hanno assistito allo spettacolo

Per tornare alla compagnia che dirigi, quali sono quelli che definiresti essere i suoi tratti distintivi?

Il teatro mi ha insegnato che più di tutto bisogna saper rispettare le regole che non ci sono. Mi spiego: se metto in scena un testo come O scarfalietto, quello attualmente in lavorazione, non c’è nessuno che mi impedisca di stravolgere il copione, magari per renderlo più agile e fruibile. Eppure c’è una regola, non scritta, che mi suggerisce di non infrangere la tradizione di quella piéce. Ovviamente si tratta di duttilità, e di pratica di scena che ti viene naturale adottare dopo anni di lavoro: capire su cosa si può intervenire senza stravolgere la tradizione

E tu con Scarpetta stavolta come ci sei riuscito?

Guarda, è semplice: ho affrontato il testo dell’autore napoletano come se fosse una sinfonia di Beethoven, ovvero non cercando né il remake né la copia granitica bensì puntando su arrangiamento e interpretazione.

Insomma stai dicendo di essere un direttore d’orchestra più che un regista. E allora restiamo in metafora: se il teatro napoletano fosse un genere musicale quale sarebbe?

Sicuramente il jazz. Non si ferma alla melodia, va oltre le note: è improvvisazione.

O’ Scarfalietto

di E. Scarpetta

adattamento e regia di Mario Antinolfi,
in scena al Teatro Fara Nume ad Ostia Lido, dal 21 Aprile al 7 Maggio 2006.

scarfalietto

Trama

“’O Scarfalietto” è un’opera scritta da Scarpetta nel 1881 ed è ispirata all’opera francese La Boulé di Meilhac e Halévy, di cui però l’autore non si è limitato a fare una semplice traduzione letteraria dal francese. Perché il teatro napoletano è quasi sempre teatro di autore che è anche attore, ed è in questa peculiarità che discende direttamente dalla commedia dell’arte la forza comica e drammaturgica. Scarpetta qui riprende il modello francese, e lo fa esplodere: da vero innovatore scopre forme nuove partendo dalle radici.

La commedia ruota tutta attorno al personaggio di Felice Sciosciammocca (Mario Antinolfi, che è anche il regista e il direttore della compagnia), una delle maschere più frequenti nelle opere di Scarpetta e che racchiude in sé i caratteri fondamentali della commedia napoletana – e di sua moglie Amalia (Ione Pagliaro). I due coniugi litigano continuamente a causa dei tanti quotidiani fraintendimenti, a cominciare dall’invadente “scarfalietto” (scaldaletto) che tormenta le notti trascorse nel talamo nuziale. Un giorno, esausti l’uno dell’altra, decidono di separarsi convocando i rispettivi avvocati.
A questo punto entrano in scena altri molteplici personaggi che amalgamandosi intorno alle vicende più esilaranti dei due coniugi, convergeranno nell’epilogo in un’aula di tribunale, per quella che che è una delle chiusure di atto più celebri della commedia napoletana.
Ma è tutta la storia, e non solo il colpo di scena finale, a snodarsi in un’atmosfera esagerata ed inverosimile che è debitrice sia del vaudeville che della pochade, generi tra i più frequentati a fine ottocento.

Cast

Ione Pagliaro, Filippo Valastro, Piera Sciamanna, Raffaele Coppola, Pamela Campi, Egidio Manna, Sandro Ippolito, Bartolo Manzi, Cristina Fabrizi, Beatrice Palumbo, Franco Macauda, Carmine Cosentino, Aldo Leoni, Nicolò Iuppa. Costumi di Ione Pagliaro, Tecnico audio Tony Milazzo, Realizzazione scene Aldo Leoni e Gigi Draghigi, Assistente di Scena Maria Pia Rella.

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